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Gustavo Ingrosso

Nacque a Gallipoli il 2 maggio 1887 da Vincenzo, dipendente del Ministero di grazia e giustizia e Maria Carmela Colucci, frequentò il ginnasio locale ma terminò il liceo a Lecce. Laureatosi in giurisprudenza, nel 1908, ottenne la libera docenza in Diritto amministrativo e Scienza dell’amministrazione presso l’Università di Napoli.

Nel 1914 fece parte dell’amministrazione comunale di Napoli come consigliere, dal 1914 al 1917, quale assessore per la leva, organizzò il servizio dei sussidi alle famiglie dei richiamati.

Prima e dopo Caporetto, come assessore delegato, contribuì a mantenere il fronte interno in condizioni difficilissime a Napoli, all’epoca una delle più popolose città d’Italia. Costituì anche un Partito del lavoro, le cui linee guida si rintracciavano nella difesa dell’intelligenza piuttosto che nella supremazia del lavoro muscolare promosso dal Regime, ma ebbe vita breve per il graduale affermarsi del fascismo.

Il 14 settembre 1918 sposò Maria Romano dalla quale ebbe un figlio, Giovanni. Dal 1924 al 1926 fu incaricato di Contabilità di Stato nell’ Università di Napoli e nel 1925 ebbe anche gli incarichi di Scienza delle finanze e di Diritto finanziario presso l’Università di Messina.

Nel 1926 risultò vincitore del concorso alla cattedra di Diritto amministrativo nella R. Università di Messina, ma non poté ottenere la nomina poiché, in seguito alle informazioni fornite dall’Alto commissariato per la provincia di Napoli, venne considerato privo degli opportuni requisiti morali e politici che l’incarico richiedeva.

Il richiamo alla condotta morale e politica era dovuto alla pubblicazione, nel 1925, del libro La crisi dello Stato che valse ad Ingrosso un’aspra avversione da parte del Regime. Nel testo l’autore criticava, infatti, la politica del fascismo auspicando la liberazione dalla dittatura e “… la riabilitazione del nome italiano dinnanzi al giudizio dei popoli civili e della storia”.

A pregiudicare la posizione di Ingrosso contribuì anche il non essere inscritto al Partito fascista e la sua amicizia con Francesco Saverio Nitti, con il quale collaborò professionalmente nonostante i loro rapporti si fossero interrotti, per ragioni politiche, nel novembre del 1919 quando Nitti divenne presidente del Consiglio.

Sebbene Ingrosso non avesse condotto un’attività politica contraria al Regime, non mutò le sue convinzioni nei riguardi del Governo nazionale e del fascismo, né sconfessò le teorie e la propaganda degli avversari al Regime; fu, infatti, sempre nel 1925, uno dei firmatari del «Manifesto degli intellettuali antifascisti» redatto da Benedetto Croce.

Dopo un lungo iter di ricorsi, solo nel 1945, tornò all’insegnamento, assumendo anche la cattedra di Scienze delle finanze e di Diritto finanziario che tenne sino alla fine della carriera universitaria, avvenuta il 1° novembre del 1952 quando venne collocato a riposo per sopraggiunti limiti d’età (d.m. 28 marzo 1952).

Numerose furono le pubblicazioni di carattere giuridico ed amministrativo e in particolare Contabilità di stato e Diritto finanziario gli valsero, nel 1962, la nomina a professore emerito (d.p.r. 1° agosto 1962). Oltre a queste opere vanno comunque citate alcune voci che Ingrosso curò all’interno del «Nuovo Digesto Italiano» (Cassa di risparmio, Demanio, Patrimonio dello Stato, Beni della corona), all’interno dell’«Enciclopedia giuridica italiana» ed articoli che scrisse per riviste specializzate tra le quali «Giurisprudenza italiana», «La funzione amministrativa», «Rivista di Legislazione tributaria», «Archivio giuridico», «Rivista di diritto pubblico», «Il Foro italiano». La sua operosità scientifica si evidenziò anche nella direzione della «Rassegna di finanza pubblica», fondata dallo stesso Ingrosso nel 1956.

Caduto il fascismo ricostituì il Partito del Lavoro e venne nominato, in seguito ad un accordo con il Comitato di liberazione nazionale, sindaco di Napoli (15 aprile 1944). Ingrosso governò appena sei mesi durante i quali tentò di risollevare l’economia napoletana con la ripresa dell’edilizia attraverso la proposta di un nuovo piano regolatore. La sua partecipazione al processo di rilancio dell’economia napoletana si evince anche dalla nomina di Ingrosso a presidente dell’Ente autonomo Volturno (1944-1945).

Nello stesso anno fu anche consigliere d’amministrazione della Banca del Sud e venne incaricato delle funzioni di Presidente della Corte dei Conti, con decreto legislativo luogotenenziale n. 228 del 14 settembre 1944, in temporanea sostituzione del Presidente in carica, Gino Gasperini, sospeso dall’ufficio per epurazione; per tale motivo lasciò l’amministrazione napoletana.

Nel discorso pronunciato, in occasione della ripresa delle funzioni giurisdizionali della Corte, Ingrosso lamentò la poca conoscenza, da parte dei giuristi e del mondo politico, dell’ordinamento giuridico della Corte dei conti, ribadendo l’importanza del controllo preventivo esercitato dall’Istituto al fine di evitare irregolarità nella gestione e nella amministrazione della spesa pubblica.

Intervenne anche in materia pensionistica rivendicando il ruolo della Corte nella liquidazione delle pensioni in un momento in cui si avanzava l’ipotesi di demandare i compiti al Consiglio di Stato. Ingrosso concluse l’intervento ricordando la posizione costituzionale della Corte dei conti ed evidenziando lo stretto parallelismo tra l’attività giuridica della Corte e l’attività politica del Parlamento, nel conseguimento di un fine comune quale l’osservanza della legge. Lasciò la presidenza della Corte dopo un dissidio con De Gasperi sullo Statuto della Sicilia e venne destituito dall’incarico con decreto legislativo del Capo dello Stato n. 250 del 15 ottobre 1946.

Successivamente tornò a Napoli dove fu eletto al consiglio provinciale capeggiandone la minoranza e dal 1948 al 1954 fu consigliere d’amministrazione del Banco di Napoli. Nel 1965 ottenne il conferimento di diploma e medaglia d’oro ai benemeriti della pubblica finanza.

Morì a Napoli il 10 marzo 1968.