Il sito web della Corte dei conti utilizza i cookie per migliorare i servizi e per fini statistici. Proseguendo la navigazione si accetta di ricevere i cookie. Se non si desidera riceverli si possono modificare le impostazioni del browser, ma alcuni servizi potrebbero non funzionare correttamente.

Informativa estesa sui cookie

Le sedi storiche: Torino, Firenze e Roma

Torino

Dal 1862 al 1865 la Corte dei conti del Regno d’Italia, ebbe la propria prima sede in Torino nel palazzo, progettato dall’architetto Alessandro Antonelli, sito in Via Bogino 6. La cerimonia di insediamento della prima magistratura dell’Italia unita - come la definì Quintino Sella nel discorso in occasione dell’istituzione - vi ebbe luogo il 1° ottobre 1862. L’edificio oggi non è più esistente perché abbattuto dopo i danneggiamenti causati, durante la Seconda guerra mondiale, dai bombardamenti da parte della RAF nell’estate del 1943. 

L'edificio fatto costruire per volere di Carlo Alberto sull’area prima occupata dalle scuderie el dirimpettaio palazzo Carignano al fine di destinarlo a Collegio delle Province, ossia residenza degli studenti universitari provenienti da fuori Torino, non fu mai utilizzato per tale scopo avendo ospitato, invece, sia alcuni Uffici del Regno Sardo sia la Corte dei conti del Regno (1859/1862) e, quindi, dall’istituzione nel 1862, quella del Regno d’Italia.

Antica (e unica, per quanto consta) foto del palazzo, con ingresso dal civico 6 di via Bogino, sede della Corte dei conti del Regno d’Italia. Sullo sfondo, a sinistra, parte del palazzo Carignano

Firenze

Con il passaggio della capitale da Torino a Firenze, per effetto della legge 11 dicembre 1864, n. 2032 conseguente al "Protocollo allegato alla Convenzione con la Francia" (la c.d. Convenzione di settembre sottoscritta con Napoleone III, a Parigi, il 15 settembre 1864 e ratificata con decreto Reale in data 11 dicembre 1864) la Corte dei conti cambiò sede una prima volta. A Firenze la Corte si installò nel palazzo "della Crocetta" (già foresteria del Granducato, ora sede del Museo Archeologico) con ingresso da via della Colonna, n. 26. Il trasferimento, che prese avvio nel marzo del 1865, fu accuratamente preparato e venne prevista una speciale indennità per gli impiegati che avessero traslocato nella nuova capitale.

La facciata del palazzo della Crocetta a Firenze, ora sede del Museo Archeologico

I provvedimenti organizzativi necessari al laborioso trasferimento sono reperibili presso l'Archivio di Stato di Roma nella serie Decreti e ordinanze presidenziali dal 1862 al 1866 del fondo della Corte dei conti Sul piano procedurale, venne decretata dal 1° aprile 1865 l'elezione di domicilio in Firenze e introdotta, dal successivo 21 maggio, la presentazione negli uffizi di segreteria della Corte – in quella nuova capitale – dei ricorsi e delle istanze giudiziali in materia di conti e di pensioni. Ai primi di giugno 1865 gran parte degli Uffici doveva già trovarsi a Firenze, ma la permanenza nella nuova capitale durò, all'incirca, sei anni. Il 20 settembre 1870, con la presa di Roma (episodio risorgimentale noto come "breccia di Porta Pia") da parte dei bersaglieri al comando di Raffaele Cadorna, fu sancita l'annessione della Città eterna al Regno d'Italia e la fine dello Stato Pontificio e giunse a coronamento il disegno unitario prefigurato da Cavour nel suo discorso tenuto al Parlamento del Regno di Sardegna l'11 ottobre 1860. La legge 3 febbraio 1871, n. 33 proclamò Roma definitiva capitale del Regno e dispose il trasferimento della sede del Governo «non più tardi del giugno 1871» con possibilità di occupare, se necessario, edifici o altri immobili appartenenti a corporazioni religiose previa espropriazione con decreto reale. Il trasferimento della Corte dei conti, a quanto risulta, richiese molto tempo, visto che esistono provvedimenti sottoscritti, ancora a Firenze, fra il 1871 e il 1877.

Roma

Nella nuova Capitale la Corte occupò, inizialmente e per un breve periodo, un'ala – espropriata e ristrutturata – dell'ex Monastero annesso alla chiesa dei santi Domenico e Sisto alla salita Magnanapoli nel Rione Monti, nonché altri locali in piazza di S. Ignazio. L'ordinanza presidenziale firmata a Firenze il 27 agosto 1876 documenta, infatti, a partire dall'autunno di quell'anno, l'avvio del trasferimento di alcuni Uffici nella parte laterale (con ingresso da via Pastrengo) del nuovissimo palazzo del Ministero delle Finanze e del Tesoro, voluto dal Ministro Quintino Sella per manifestare la solidità e l'efficienza delle istituzioni dello Stato italiano appena costituito. L'edificio, il più esteso ed imponente complesso immobiliare della capitale dopo il Palazzo del Quirinale, divenne la sede di lavoro per oltre 2000 dipendenti del ministero delle Finanze del Regno d'Italia, della Corte dei conti (la prima ad occupare l'ala ad essa destinata) e delle direzioni generali del Tesoro, del Demanio, del Debito Pubblico e della Cassa depositi e prestiti. A realizzare l'opera fu l'ingegnere Raffaele Canevari con l'aiuto di artisti di spicco e di diverse formazioni culturali. Francesco Pieroni realizzò il quadriportico di stile rinascimentale nel cortile principale, al centro del quale è situata la fontana di forma allungata con due lati rettilinei e due semicircolari. Ad Ercole Rosa e Pietro Costa fu affidata la realizzazione dei due frontoni di via XX settembre e di via Cernaia, le cui decorazioni allegoriche sottolineano le funzioni e i ruoli istituzionali del Ministero. I Palazzi finanziari furono inaugurati il 3 settembre 1877.

Pianta delle sostruzioni con la disposizione degli scaffali per l’archivio della Corte dei conti presso i Palazzi finanziari, in via Pastrengo a Roma

Pianta della sala delle Pubbliche udienze della Corte dei conti nella sede romana di via Pastrengo, presso i Palazzi finanziari

Da allora passò quasi un secolo fino all'ulteriore (e attuale) sistemazione romana, avvenuta nel 1962, quando la Corte "centrale" – pur con qualche ufficio ancora disseminato in altre zone della Capitale – occupò un nuovo, proprio ed esclusivo edificio nel quartiere delle Vittorie, zona Prati, all'incrocio tra viale Mazzini (con ingresso di onore dal civico 105) e via Antonio Baiamonti (altri ingressi dai numeri 25 e 47). La solenne inaugurazione del palazzo, opera degli architetti Luigi Pasquarelli e Gastone Poggi, avvenne il 10 dicembre 1962 con l'intervento del Presidente della Repubblica Antonio Segni e delle più alte cariche civili e religiose, in contemporanea con la celebrazione del primo centenario dell'istituzione della Corte.

La sede centrale della Corte dei conti sita a Roma, in Viale Mazzini 105

Il 18 settembre 1998 l'Istituto, per ampliare la sede centrale ed adeguarla alle mutate esigenze di lavoro, prese in consegna l'edificio di proprietà demaniale della Caserma Montezemolo, opera dell’architetto e scenografo Antonio Cafiero, situata fra via Baiamonti 6 e Largo don Giuseppe Morosini 1, ristrutturandolo per adibirlo ad uffici e dotarlo di sale convegni.

La Caserma Montezemolo nel quartiere Prati, a Roma (prospetto su via Antonio Baiamonti)

La Caserma Montezemolo nel quartiere Prati, a Roma (prospetto su Largo Don Giuseppe Morosini)

Bibliografia di riferimento

Archivio centrale dello Stato – Biblioteca della Corte dei conti "Antonino De Stefano", 1862-2012. Per i 150 anni della Corte dei conti, Roma, AcS, 2013;

Ignazio de Marco, La Corte dei conti del Regno d'Italia: ritorno alle origini (ovvero "le carte ritrovate"), Molfetta, La Nuova Mezzina, 2018;

Salvatore Sfrecola (a cura di), Scritti per i 150 anni della Corte dei conti - 1862-2012, Roma, Pagine, 2013;

Stefano Sepe, Storia dell'amministrazione italiana (1861-2017), Napoli, Editoriale scientifica, 2018.