Il sito web della Corte dei conti utilizza i cookie per migliorare i servizi e per fini statistici. Proseguendo la navigazione si accetta di ricevere i cookie. Se non si desidera riceverli si possono modificare le impostazioni del browser, ma alcuni servizi potrebbero non funzionare correttamente.

Informativa estesa sui cookie

Gaetano Tempesta

Nacque a Cava dei Tirreni (SA) il 29 aprile 1909, da Costanzo, generale medico, e da Doda Cavalletti. Sposato con Angiolina Tempesta il 2 ottobre 1937, ebbe tre figli, Costanzo, Paola e Francesco.

Si laureò in giurisprudenza nell’Università di Roma l’8 luglio 1931 e intraprese la carriera nel Ministero dell’interno, entrandovi come vice segretario il 10 ottobre 1932; venne destinato inizialmente alla prefettura di Perugia e poi a quella di Salerno.

Nel 1937 superò il concorso presso la Corte dei Conti e con decreto del 21 giugno dello stesso anno entrò nell’Istituto come aiuto referendario, a partire dall’1 luglio.

Negli anni successivi percorse i diversi gradi della carriera, promosso per merito assoluto al grado di vice referendario di II classe nel gennaio 1938, e alla I classe dal 22 marzo 1942; come tutti i funzionari pubblici, al momento della costituzione della Repubblica sociale italiana gli venne intimato di trasferirsi al Nord, ma, essendosi rifiutato, rimase senza stipendio fino a quando vennero riorganizzati gli uffici della Corte a Roma, dopo la liberazione della capitale. Rientrato in servizio, il 4 novembre 1944 l’alto commissario per l’Assistenza morale ai profughi di guerra Tito Zaniboni richiese il suo distacco presso quell’ente, privo all’epoca di un proprio personale, in quanto Tempesta gli era stato segnalato come un funzionario “capace ed atto ad assumere la direzione di un ramo di servizio”.

Tuttavia Tempesta continuò la propria carriera nella Corte, e venne nominato referendario il 18 febbraio 1947, e consigliere il 16 dicembre 1957, delegato al controllo sugli atti dei ministeri della Difesa e delle Poste e telecomunicazioni. Successivamente venne assegnato alla sezione per il controllo sugli enti, nonché alla I, II e III sezione giurisdizionale ordinaria. Il 28 maggio 1969 fu promosso presidente di sezione, e destinato successivamente alle sezioni speciali giurisdizionali per le pensioni di guerra, alla Sezione IV giurisdizionale (per le pensioni militari), alla Sezione II giurisdizionale per le materie di contabilità pubblica ed infine alla I Sezione giurisdizionale in materia di contabilità pubblica.

Diversi furono i suoi incarichi, sia all’interno dell’Istituto che al di fuori: infatti fu nominato componente della Commissione centrale delle imposte e membro ordinario del Consiglio superiore della pubblica amministrazione; presidente del Consiglio di amministrazione della Corte dei Conti e delegato al controllo sulla gestione finanziaria dell’Opera nazionale combattenti e del CNEN; presiedette la commissione di studio incaricata di formulare proposte per accelerare le procedure contenziose della Corte e la commissione incaricata di risolvere in via definitiva i rapporti relativi alla gestione delle casse di risparmio postale tra l’amministrazione delle Poste e telecomunicazioni e la Cassa depositi e prestiti.

Come presidente di sezione più anziano, il 5 maggio 1978 fu nominato Presidente della Corte dei conti, carica che avrebbe mantenuto fino al 29 aprile 1979, data del suo collocamento a riposo.

Nel suo discorso di insediamento vennero passati in rassegna i principali problemi che attendevano all’epoca una soluzione, dal modello di controllo da privilegiare, in rapporto alle esigenze di una moderna organizzazione finanziaria e amministrativa, alla semplificazione dei procedimenti, dalla questione del controllo sulla gestione dei fondi statali da parte delle Regioni nell’esercizio di funzioni delegate alla necessità più generale di riconsiderare il sistema di controllo sull’azione delle Regioni. Tempesta non mancò nel suo discorso di suggerire soluzioni per alcuni di questi problemi, come ad esempio l’opportunità di istituire sezioni giurisdizionali regionali della Corte che avrebbero favorito l’attività giurisdizionale sia nei confronti dei Comuni (attività svolta precedentemente dai Consigli di prefettura e dichiarata incostituzionale nel 1965), sia rispetto alle responsabilità degli amministratori e impiegati delle Regioni; oppure proponendo di circoscrivere il controllo preventivo, oltre che agli atti del Governo, ai più rilevanti provvedimenti a contenuto generale (quelli ad esempio che pongono direttive programmatiche), devolvendo tutto il resto al controllo successivo; o ancora suggerendo sommessamente che l’estensione del controllo della Corte alle Regioni avrebbe meglio consentito la formulazione di osservazioni globali sull’andamento della gestione, offerta alla valutazione del Parlamento attraverso la relazione annuale.

A conferma di questo impegno innovatore si può ricordare l’adunanza delle sezioni riunite del 15 novembre 1978, menzionata da Massimo Severo Giannini nel suo Rapporto sui principali problemi dell’amministrazione dello Stato. In quella occasione la Corte, discutendo di eventuali modifiche al disegno di legge n. 1021 della Camera relativo alla semplificazione dei controlli, individuava, come modello cui ispirarsi, i molti paesi in cui il controllo non si limitava alla regolarità della gestione, ma si estendeva all’esame dell’attività dell’amministrazione pubblica ed era inteso ad accertare, con la regolarità, il buon andamento, la rispondenza ai fini voluti dalla legge e l’efficienza.

Altro documento utile per comprendere la direzione in cui si mosse la Corte nel breve periodo di presidenza di Tempesta si può individuare nella Relazione della Corte sul rendiconto finanziario per l’anno 1977, nella quale, oltre ai problemi già evidenziati nel discorso di insediamento, si notava come, di fronte al mutevole andamento della situazione, si dimostrasse sempre più insufficiente la cadenza annuale della Relazione, mentre veniva accolta con favore la richiesta di referti su argomenti determinati da parte del Parlamento: un nuovo canale di collaborazione – si sottolineava che avrebbe prodotto positivi riflessi sull’azione dell’organo di controllo.

Numerose furono le onorificenze conferitegli: cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia (20 aprile 1938), commendatore, grande ufficiale (6 marzo 1972) e cavaliere di Gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana (2 giugno 1975).

Morì a Roma il 24 ottobre 1986.