La Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti ha approvato, con Delibera n. 10/2022, la relazione sul rimpatrio volontario e assistito nella gestione dei flussi migratori, che, a livello europeo, assumono un rilievo crescente e sono legate al mutamento degli scenari politici e a situazioni di instabilità che determinano pericolo o grave disagio economico.
Il rimpatrio volontario assistito è un’opzione privilegiata rispetto al rimpatrio forzato, non solo per la sicurezza e la dignità delle condizioni di ritorno, ma anche per le opportunità di reinserimento in ipotesi di rientro nei Paesi di origine. In linea generale, nel nostro Paese, i risultati conseguiti con i programmi attuati in materia sono inferiori agli obiettivi fissati nel Programma nazionale del Fondo Asilo Migrazione e Integrazione 2014-2020 e, in termini assoluti, il numero di rimpatri volontari assistiti non è particolarmente elevato rispetto a quello registrato da Stati quali la Germania e la Francia.
La Corte reputa essenziale una valutazione dell’assetto organizzativo dell’Ufficio Rimpatri volontari assistiti (incardinato nella Direzione centrale dei servizi civili per l’immigrazione e l’asilo del Ministero dell’Interno) sotto il profilo dell’adeguatezza delle risorse umane, strumentali e finanziarie volte a garantire l’autonoma gestione dei programmi stessi. La gestione operativa dei progetti, proseguono i giudici contabili, potrebbe essere affidata ad un unico ente (in forma singola o associata) anche su base territoriale, vista la positiva esperienza di diversi Paesi Ue, distinguendola da quella di informazione e sensibilizzazione dei potenziali beneficiari.
Per il miglioramento dei programmi sarebbe, inoltre, essenziale il rafforzamento delle funzioni di monitoraggio e valutazione dei risultati conseguiti, attraverso specifica metodologia basata su indicatori coerenti con gli standard comunitari, che consenta anche analisi comparative e la diffusione della conoscenza delle migliori pratiche.
Secondo la Corte, l’implementazione di misure complementari può accrescere, sia a livello qualitativo che quantitativo, i risultati dei progetti, garantendo, di intesa con gli enti locali, misure di supporto prima della partenza (sistemazioni abitative provvisorie per i soggetti fragili e, sulla base di accordi con il MAECI e l’AICS, progetti di cooperazione allo sviluppo per ritorni maggiormente sostenibili nei Paesi di origine).
Sono auspicabili anche protocolli tra il Ministero dell’Interno, il Ministero della Salute e le Regioni, per il rimborso, entro un tetto massimo predefinito, dei costi necessari a garantire ai migranti infermi l’assistenza, durante il viaggio, di personale medico o paramedico e percorsi di accompagnamento fino al raggiungimento delle famiglie di origine o delle strutture sanitarie.
In conclusione, per i giudici contabili vi sono le premesse perché il rimpatrio volontario, insieme al rimpatrio forzato e ai canali di ingresso regolare per motivi di studio, lavoro e ricongiungimento familiare, possa costituire strumento efficace per la gestione dei flussi migratori, a seguito di interventi correttivi e appropriate sinergie.