La Corte dei conti è stata audita dalla Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale, in merito all’assetto della finanza territoriale ed alle linee di sviluppo del federalismo fiscale.
Lo stato di realizzazione
dell’atteso sistema di autonomia tributaria delle Regioni, ha osservato la
Corte, non risulta sostanzialmente modificato rispetto alla precedente
audizione (ottobre 2021) e si interseca con gli obiettivi connessi al PNRR,
alla riforma fiscale in atto ed al quadro economico delineato dal Governo nel
DEF 2022.
La ripresa economica, già in atto
nel 2021 malgrado l’incertezza pandemica e i primi rincari sul fronte
energetico, è stata compromessa per gli effetti della guerra in Ucraina sui
prezzi di materie prime ed energia e per il conseguente ridimensionamento delle
aspettative di imprese e consumatori, con pesanti ricadute sull’andamento 2022.
Nel complesso quadro di finanza pubblica così tracciato, sarà, quindi, decisivo
l’impulso alla crescita atteso dalle riforme legate al PNRR, in cui
l’attuazione di un sistema di finanziamento autonomo degli enti territoriali si
interseca con quella della “delega fiscale”.
L’attuazione del federalismo
fiscale, ha specificato ulteriormente la Corte, è fortemente legata al disegno
di legge, attualmente all’esame del Parlamento, sulla riforma fiscale, i cui
aspetti connessi alla trasformazione delle addizionali IRPEF in sovraimposte ed
all’abolizione dell’IRAP impattano sui finanziamenti alle Regioni e sulla loro
autonomia tributaria, sviluppando l’esigenza di armonizzare gli effetti della
delega fiscale con l’attuale composizione delle entrate tributarie regionali e
con le future trasformazioni previste dal federalismo fiscale, a partire dal
2023.
Il PNRR rappresenta una decisiva
opportunità di rilancio della crescita economica del Paese, con effetti
favorevoli attesi per le Regioni, segnate da un decennale rallentamento della
spesa per investimenti dovuto ai vincoli di finanza pubblica. Un trend che si è
invertito positivamente dal 2017, per il superamento del patto di stabilità
interno, la semplificazione delle procedure degli appalti e delle regole
contabili, i maggiori finanziamenti sul versante delle opere pubbliche, per
l’edilizia scolastica e la messa in sicurezza di edifici e territorio.
In un contesto che riattribuisce
agli enti territoriali, quali soggetti attuatori, il ruolo di investitori
pubblici di una parte consistente (oltre 66 miliardi) degli stanziamenti legati
al PNRR (di cui 28,32 per Comuni e Città metropolitane), saranno decisive la
semplicità e la stabilità delle regole, oltre alla capacità di definizione dei
progetti, a fronte di un quadro segnato dall’aumento dei costi energetici,
dall’annosa scarsità di competenze qualificate e dalle minori assunzioni legate
alle restrizioni di spesa per il personale.
È quindi necessario consolidare,
nel sistema multilivello, un modello di governance capace di rendere
protagonisti gli enti di prossimità e le rispettive comunità di riferimento,
mediante il potenziamento delle capacità operative. Il ruolo complessivamente
svolto dagli enti territoriali nell’attuazione del PNRR rappresenta, infatti,
un fattore cruciale per la riuscita, sotto il profilo qualitativo e
quantitativo, dell’intero progetto.
Sul fronte dei Comuni, ha inoltre
rilevato la magistratura contabile, il fenomeno delle criticità finanziarie si
estende in alcuni casi anche a quelli di notevoli dimensioni, denotando
situazioni di fragilità strutturale imputabili al contesto economico
problematico di alcune aree o a specifiche disfunzioni organizzative connesse
all’inefficienza nella gestione delle risorse ed alla scarsa attenzione alla
riscossione dei tributi.