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04/05/2022 Roma
Sezione delle Autonomie
La Corte dei conti è stata audita dalla Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale, in merito all’assetto della finanza territoriale ed alle linee di sviluppo del federalismo fiscale.

Lo stato di realizzazione dell’atteso sistema di autonomia tributaria delle Regioni, ha osservato la Corte, non risulta sostanzialmente modificato rispetto alla precedente audizione (ottobre 2021) e si interseca con gli obiettivi connessi al PNRR, alla riforma fiscale in atto ed al quadro economico delineato dal Governo nel DEF 2022.

La ripresa economica, già in atto nel 2021 malgrado l’incertezza pandemica e i primi rincari sul fronte energetico, è stata compromessa per gli effetti della guerra in Ucraina sui prezzi di materie prime ed energia e per il conseguente ridimensionamento delle aspettative di imprese e consumatori, con pesanti ricadute sull’andamento 2022. Nel complesso quadro di finanza pubblica così tracciato, sarà, quindi, decisivo l’impulso alla crescita atteso dalle riforme legate al PNRR, in cui l’attuazione di un sistema di finanziamento autonomo degli enti territoriali si interseca con quella della “delega fiscale”.

L’attuazione del federalismo fiscale, ha specificato ulteriormente la Corte, è fortemente legata al disegno di legge, attualmente all’esame del Parlamento, sulla riforma fiscale, i cui aspetti connessi alla trasformazione delle addizionali IRPEF in sovraimposte ed all’abolizione dell’IRAP impattano sui finanziamenti alle Regioni e sulla loro autonomia tributaria, sviluppando l’esigenza di armonizzare gli effetti della delega fiscale con l’attuale composizione delle entrate tributarie regionali e con le future trasformazioni previste dal federalismo fiscale, a partire dal 2023.

Il PNRR rappresenta una decisiva opportunità di rilancio della crescita economica del Paese, con effetti favorevoli attesi per le Regioni, segnate da un decennale rallentamento della spesa per investimenti dovuto ai vincoli di finanza pubblica. Un trend che si è invertito positivamente dal 2017, per il superamento del patto di stabilità interno, la semplificazione delle procedure degli appalti e delle regole contabili, i maggiori finanziamenti sul versante delle opere pubbliche, per l’edilizia scolastica e la messa in sicurezza di edifici e territorio.

In un contesto che riattribuisce agli enti territoriali, quali soggetti attuatori, il ruolo di investitori pubblici di una parte consistente (oltre 66 miliardi) degli stanziamenti legati al PNRR (di cui 28,32 per Comuni e Città metropolitane), saranno decisive la semplicità e la stabilità delle regole, oltre alla capacità di definizione dei progetti, a fronte di un quadro segnato dall’aumento dei costi energetici, dall’annosa scarsità di competenze qualificate e dalle minori assunzioni legate alle restrizioni di spesa per il personale.

È quindi necessario consolidare, nel sistema multilivello, un modello di governance capace di rendere protagonisti gli enti di prossimità e le rispettive comunità di riferimento, mediante il potenziamento delle capacità operative. Il ruolo complessivamente svolto dagli enti territoriali nell’attuazione del PNRR rappresenta, infatti, un fattore cruciale per la riuscita, sotto il profilo qualitativo e quantitativo, dell’intero progetto.

Sul fronte dei Comuni, ha inoltre rilevato la magistratura contabile, il fenomeno delle criticità finanziarie si estende in alcuni casi anche a quelli di notevoli dimensioni, denotando situazioni di fragilità strutturale imputabili al contesto economico problematico di alcune aree o a specifiche disfunzioni organizzative connesse all’inefficienza nella gestione delle risorse ed alla scarsa attenzione alla riscossione dei tributi.

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