La pronunzia specifica espone contenuti
ed esiti degli accertamenti concernenti la conformità della gestione
finanziaria e contabile dell’Ente Roma Capitale, dal 2008 al 2017, ai
principi ed alle regole che presiedono alla tutela del bilancio, al fine
di garantirne la fisiologica funzione di strumento di corretta
pianificazione dell’azione istituzionale in una prospettiva di
tendenziale ed armonica equivalenza fra entrate e spese, nonché di
veicolo di informazioni idonee a consentire la verifica del grado di
realizzazione delle azioni programmate.
Il Collegio ha esaminato nella specie, i bilanci di Roma Capitale fino
al 31/12/2017, con riguardo al particolare aspetto dell'incidenza che,
rispetto alla costruzione ed al mantenimento dei prescritti equilibri, è
venuto ad assumere il peculiare sdoppiamento della gestione finanziaria
comunale originato dall’art. 78 del d.l. 25 giugno 2008, n. 112,
convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, come modificato ed
integrato a più riprese in sede di legislazione finanziaria.
Sulla base di una puntuale ricostruzione normativa, ampiamente esposta
in delibera e nell'allegato tecnico sino alla recente ultima legge di
bilancio, si pongono in luce i profili essenziali di una realtà che non
risulta allineabile all’archetipo di una gestione liquidatoria pura,
ancorché improntata a regole speciali. E ciò non tanto e non solo per la
formale alternatività enunciata dall’art. 78, comma 5 del d.l. n.
112/2008 rispetto all’istituto del dissesto finanziario disciplinato
dagli artt. 244 e ss. TUEL, quanto piuttosto per il solo criterio
temporale di individuazione delle partite debitorie da essa recepibili,
per la conseguente potenziale ampiezza del suo oggetto, per l’assenza di
fissazione di un termine di durata, nonché per l’obiettivo di integrale
estinzione delle dette passività.
I tratti evidenziatisi nella fase di impostazione della gestione
commissariale con l'inserimento in massa passiva non soltanto di debiti
verso terzi già scaduti ed esigibili, ma anche di debiti di
finanziamento già contratti e da restituire secondo piani di
ammortamento diluiti nel tempo, risultano poi accentuati per effetto di
altre disposizioni di legge sopravvenute, per le quali la stessa si è
fatta carico dell’erogazione di finanziamenti straordinari in favore
della gestione ordinaria, sottoscrivendo a sua volta operazioni di
indebitamento finalizzate a rimpinguare la massa attiva unitamente a
contribuzioni statali annue straordinarie nonché al gettito di appositi
tributi di scopo comunali (addizionale commissariale sui diritti
d'imbarco dei passeggeri in partenza dagli aeroporti di Roma ed
incremento dell'addizionale comunale all'IRPEF).
Le risultanze delle analisi effettuate dalla Corte - in attuazione dei
programmi annuali di controllo richiamati in premessa e nell’ambito di
un’attività istruttoria più ampia, condotta secondo le tecniche dei
controlli ex art. 148 bis – hanno portato ad alcuni significativi
risultati circa il conseguimento dei pertinenti equilibri del bilancio.
Va precisato che le conclusioni a cui perviene la Sezione vengono a
rappresentare gli esiti parziali, ancorché quanto al descritto oggetto
definitivi ed aggiornati alle evidenze della contabilità ufficiale
capitolina dal 2008 fino a tutto il 2017, senza esaurire il giudizio
complessivo sugli andamenti del bilancio di Roma Capitale a tutto il
periodo indicato e senza assorbire gli aspetti non espressamente
trattati, che il Collegio ritiene di riservare a separato esame, nel
previo rispetto di un ulteriore confronto con l’Amministrazione
interessata.
Ne scaturisce un giudizio complessivamente non positivo sugli squilibri
latenti in ordine al bilancio di Roma Capitale occasionati dalle
numerose problematiche rilevate, che hanno posto in evidenza la non
completa trasparenza delle scritture e reso difficile il collegamento di
debiti e crediti dovuti alle operazioni di reimputazione con i
giustificativi contabili originari attestanti, relativi ai debiti e
crediti verso terzi al fine di una più chiara definizione
dell'indebitamento pregresso trasferibile alla Gestione Commissariale,
nonché della coerente pianificazione delle necessarie coperture
finanziarie.
Si tratta in particolare di carenze nelle scritture di riconciliazione e
di atti di riaccertamento e/o di ricognizione di crediti e debiti
espunti ab initio dal bilancio di Roma; ai disallineamenti con
le partite imputate al bilancio commissariale si accompagnano errori di
imputazione e irregolarità delle procedure di rettifica, che non
rendono facilmente tracciabile la gestione vincolata. Non esaustivi sono
risultati altresì i criteri di quantificazione dei debiti fuori
bilancio maturati al 28 aprile 2008. Permangono in specie incertezze
nella quantificazione degli oneri da espropriazioni illegittime o
occupazioni sine titulo avvenute prima del 28 aprile 2008 (con
il rischio di ulteriori contenziosi) e con riguardo ai prestiti
flessibili e le aperture di credito da ammortizzare a carico della massa
passiva. Di ciò si dà carico espressamente il legislatore nella legge
di bilancio 2019.
Anche in tale prospettiva si riafferma
dunque il rilievo operativo e funzionale degli adempimenti prescritti,
intesi alla individuazione definitiva della massa passiva imputabile con
riguardo agli effetti sugli equilibri di Roma Capitale, che la Sezione
si riserva di monitorare.
In sintesi, il giudizio della Sezione si caratterizza per un verso
nell’accertamento di una serie di profili di non regolarità nelle
gestioni dal 2008 al 2017 e, per altro verso, alla individuazione di
puntuali adempimenti conseguenziali da parte dell’Amministrazione in
esito alla pronuncia.
Corte dei conti
Ufficio stampa