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Presidente della Corte dei conti 28/11/2024


VII Convegno nazionale di contabilità pubblica 

“Lo stato sociale nella nuova governance economica europea”

Guido Carlino - Presidente Corte dei conti

Livorno - 28, 29 e 30 novembre 2024


Buon pomeriggio.

Saluto cordialmente tutti i presenti e ringrazio chi ha organizzato questo convegno su un tema di alto interesse e di viva attualità, che assume particolare rilevanza per la Corte dei conti, poiché coinvolge una significativa parte delle attività svolte dall’Istituto.

Alla Corte, infatti, spetta dare al cittadino garanzia che quanto viene erogato venga fatto correttamente, secondo criteri di sana e buona amministrazione, e che ogni gestione di risorse pubbliche avvenga in conformità alla legge e con la massima trasparenza.

L’opportunità di riflessione che ci viene proposta oggi non può che avere inizio con una considerazione sul processo di trasformazione, tuttora in corso, del mondo e, dunque, anche dell’Unione europea.  

La pandemia, l’accelerazione della crisi climatica ed energetica, la competizione tecnologica, la crescente interconnessione e il sovrapporsi di interessi geopolitici alle variabili e logiche economiche, sociali e politiche costituiscono un insieme di fattori che riflettono, tutti, non solo cambiamenti nei comportamenti, ma anche mutazioni forti nella struttura demografica e tensioni molteplici nella società, che spingono a un opportuno ripensamento di regole e strategie. 

Un segnale di sostanziale cambiamento di intendere sia la cittadinanza europea sia il modello economico europeo è rappresentato dal NGEU, che ha aperto a una transizione culturale delle istituzioni europee verso un progetto in grado di integrare la necessaria razionalità economica con la solidarietà, la coesione sociale, la dignità umana e l’eguaglianza. 

La consapevolezza di dover preservare quei valori di fondo, insieme ad adeguate garanzie di stabilità e di convergenza, essenziali per la prosperità presente e futura dei Paesi membri dell’Unione europea, postula un cambio di paradigma verso migliori condizioni di vita e di lavoro nell’Unione, in cui i servizi sociali, sanitari, educativi devono rispondere ai molteplici bisogni delle persone in una comunità capace di offrire sostegno, da perseguire con il tradizionale equilibrio unionale fra idealismo sugli obiettivi possibili e pragmatismo sulle modalità per raggiungerli.

L’effettività dei diritti, infatti, dipende dalla certezza delle disponibilità finanziarie per il relativo soddisfacimento e da una sana e diligente gestione amministrativa, affinché le risorse pubbliche siano attentamente utilizzate e possano così sostenere le spese legate ai servizi del welfare.

Il varo di una nuova governance in materia di regole fiscali europee ha inteso comporre un quadro strategico unitario di cooperazione e di fiducia, in grado di attivare processi di solidarietà fra Paesi e interazioni basate su pochi precetti centrali.

Sono disposizioni che mirano a variazioni del vecchio “Patto di stabilità e crescita” e all’adattamento dei necessari aggiustamenti degli squilibri dei bilanci nazionali alle specificità dei singoli Stati membri, con regole proporzionate e ragionevoli, che ciascuno Stato si impegna rigorosamente a rispettare, nella prospettiva di coniugare l’incremento del potenziale di crescita con un percorso di consolidamento fiscale che assicuri la sostenibilità del debito a lungo termine.

La traduzione domestica in termini operativi delle regole dettate dalla nuova governance economica europea ridefinisce e stabilizza le modalità del concorso delle amministrazioni pubbliche al percorso macroeconomico e di finanza pubblica, per rispondere ai princìpi fondamentali di coordinamento, ai sensi del dettato costituzionale (articoli 117, terzo comma, e 119, secondo comma).

Al centro delle politiche pubbliche, dunque, vanno poste la sostenibilità dei debiti e l’occorrenza di ricondurli, dopo la forte espansione seguita alla pandemia, su traiettorie plausibilmente discendenti, ovvero di mantenerli, comunque, su livelli prudenti, al fine di garantire una rassicurante dinamica prospettica del rapporto debito/PIL.

Appare evidente che, a maggiore garanzia degli obiettivi di finanza pubblica concordati in sede europea, è opportuno che assumano una sempre più distinta fisionomia i fabbisogni e gli interventi necessari, che vanno selezionati bilanciando le diverse esigenze, secondo un chiaro profilo di ottimizzazione strutturale del contributo di ciascun operatore pubblico al benessere e alla crescita economica e sociale del Paese.

Sul fronte sociale, in particolare, la Corte dei conti ha spesso rimarcato che misure strutturali di rafforzamento finanziario a sostegno dei servizi che le collettività si attendono dagli amministratori, quelli che assicurano progresso, sviluppo e coesione sociale e che riguardano scuola, università, ospedali, sicurezza, possono produrre un positivo effetto di certezza e di stabilità per i beneficiari.

Le spese finalizzate all’assistenza e alla protezione sociale, che hanno tradizionalmente mostrato forti carenze e disomogeneità nel territorio, sono venute ad assumere un’accresciuta importanza nel nuovo quadro di riferimento di governance economica dell’UE e a rafforzare la nozione di sostenibilità dei bilanci pubblici. 

Al riguardo, è innegabile che regole certe, semplici ed equilibrate, non soggette a cambiamenti frequenti e in grado di contemperare le diverse esigenze micro e macroeconomiche, insieme a un flusso adeguato di risorse, potrebbero avere effetti benefici sui comportamenti di spesa delle famiglie, a riflesso di aspettative più affidabili circa il proprio reddito disponibile negli anni a venire.

Anche in ragione delle nuove regole europee, tenendo conto dei limiti del vincolo complessivo, andrà posta maggiore attenzione sulle scelte di spesa e sulla valutazione dei relativi effetti. E ciò soprattutto per provvedere alle distorsioni e alle difficoltà delle aree e delle fasce più deboli, massimizzando i risultati ottenibili per assicurare la funzionalità del sistema e gli interventi considerati indispensabili a consolidare le prospettive future. 

È possibile che, data la rigidità dell’attuale struttura dei conti pubblici e i ristretti margini di manovrabilità del bilancio dello Stato, sia necessario procedere a riconfigurazioni del volume delle prestazioni e dei servizi che le formazioni sociali ricevono dall’operatore pubblico. 

Una risposta non potrà che venire da una accorta programmazione e, soprattutto, da una maggiore attenzione sul fronte delle caratteristiche della domanda più che su un modello fondato sull’offerta. 

Non può, al riguardo, non richiamarsi come le nuove regole fiscali europee richiedano un costante ed efficace monitoraggio dell’andamento della spesa pubblica e l’ordinamento riconosca competenze specifiche sulla gestione delle risorse pubbliche da parte delle p.a. alla Corte dei conti, a salvaguardia degli interessi finanziari.

Fattori economici, ecologici e sociali sono la chiave indispensabile per affrontare nuove realtà epocali e guardare al futuro con nuovi criteri, verso un orizzonte più alto di sostenibilità sociale e rapporto con i territori e stili di vita.

Concludo queste brevi considerazioni confidando che questo momento di confronto possa rappresentare un’occasione non solo di riflessione, con nuove idee e stimolanti apporti, necessari per contribuire a condurre il nostro Paese sul terreno sicuro dello sviluppo economico, della legalità e della giustizia sociale e tradursi così in vantaggi per i cittadini e per le comunità.

Auguro a tutti buon lavoro.