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Sala Turina

Saluto del Presidente della Corte dei conti
Angelo Buscema

Prima di dare inizio ai lavori, desidero porgere un caloroso benvenuto a tutti i presenti e, in particolare, al professor Giovanni Emidio Palaia, che introdurrà questo convegno.
Ringrazio sentitamente, inoltre, gli autorevoli relatori che ci offriranno interessanti spunti di riflessione e di dibattito.
L’evento di oggi è dedicato all’opera di una figura carismatica del secolo scorso, Giorgio La Pira, in attesa di beatificazione, del quale il professor Palaia ha sapientemente fornito un ben definito ritratto.
Nel momento storico che stiamo vivendo, riveste particolare significato riflettere sul valore della politica intesa come strumento per costruire un ponte che unisca le nazioni e gli uomini.
In tale direzione si colloca il prezioso contributo dell’interessante studio del professor Palaia, che offre lo spunto per guardare ai principi alla base della nostra Carta costituzionale, in cui risiedono i valori fondanti dei rapporti sociali della nostra comunità, riconoscibili soprattutto nel rispetto della dignità della persona e nella coesione sociale.
Del pensiero di La Pira apprezzo in particolare la centralità in cui pone la persona umana, come emerge costantemente dal suo impegno sociale, istituzionale e religioso.
La vita professionale di La Pira, infatti, è sempre stata orientata al conseguimento di obiettivi concreti per la comunità come il lavoro, la casa e il pane, finalizzati alla realizzazione dei bisogni dei cittadini.
L’influenza del suo pensiero, in difesa dei diritti dell’uomo e della dignità delle persone, si rinviene fin dai primi articoli della nostra Carta costituzionale, alla cui stesura fornì un apporto fondamentale.
Il contributo lapiriano alla ricostruzione dell’ordine costituzionale a favore dei diritti della persona e della comunità si coglie chiaramente nell’impegno della Repubblica a “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”, la cui formulazione lascia emergere la coerenza delle sue scelte personaliste e il recupero del principio di eguaglianza davanti alla legge.
L’affermazione delle libertà civili e religiose, nonché del diritto al lavoro, ha sempre permeato la sua opera, mossa da una radicata fede che si è, pertanto, tradotta in un importante contributo alla vita sociale e alla cultura giuridica del nostro Paese.
La tutela dei diritti sociali della collettività, tanto cara a La Pira, è un profilo che impegna la Corte nell’esercizio del suo ruolo a salvaguardia degli interessi finanziari di tutti i cittadini.
Garantire il responsabile uso delle risorse dei contribuenti, in linea con gli obiettivi di interesse pubblico, è la molla che muove l’azione del nostro Istituto, anche a tutela del principio di equità intergenerazionale.
L’interesse della collettività alla corretta e sana gestione del pubblico denaro è infatti assicurato dall’azione volta a favore dell’equilibrio economico-finanziario, tenendo conto che l'effettività dei diritti dipende anche dalla certezza delle disponibilità finanziarie per il relativo soddisfacimento.
Il controllo e la giurisdizione intestati alla Corte dei conti mirano congiuntamente ad assicurare l’uso corretto di quanto i cittadini sono tenuti a versare per il funzionamento della pubblica organizzazione e dei servizi resi alla collettività.
Un dovere economico, questo, che la Costituzione lega inscindibilmente al pieno riconoscimento della dignità di ogni persona, nel contesto sociale, ossia in termini di relazione paritaria con gli altri, consentendo al principio di uguaglianza di divenire effettivo e concreto, grazie al rispetto del principio di solidarietà.
All’interno dell’assemblea costituente, lo stesso La Pira si attivò affinché fossero riconosciuti non solo i diritti essenziali e inviolabili della persona, ma anche i diritti sociali, garantiti dai doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
La solidarietà, dunque, quale fondamento dei principi di libertà e di uguaglianza, tempera e bilancia l’esercizio dei diritti di libertà dei singoli, sia dei più forti sia dei più deboli, dei quali la comunità deve farsi carico.
La convivenza civile è regolata da valori fondamentali che costituiscono le colonne portanti della nostra democrazia, quali il lavoro, come contributo alla società, che non può prescindere dalla dignità, ad esso indissolubilmente legata.
L’inclinazione naturale di ogni individuo a costituire un corpo sociale comporta l’assunzione di doveri reciproci ai fini della realizzazione del bene comune.
Secondo la visione della società di La Pira, lo Stato deve andare incontro alla persona e non viceversa, in una parola “la società è fatta per l’uomo”.
La Pira ha sempre creduto alla strada del dialogo e del negoziato per unificare il mondo moderno all’insegna della pace, come condizione primaria per lo sviluppo dei popoli e sognava una società più umana, universale, una comunità in cui ogni uomo si possa riconoscere come fratello dell’altro uomo.
Il suo pensiero, spesso profetico, che “scrutava i segni dei tempi”, ci accompagna ancora oggi, citando un famoso verso di Dante, come “quei che va di notte, che porta il lume dietro, e a sé non giova, ma dopo sé fa le persone dotte”.

Locandina(PDF,16.9MB)