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22/03/2021
Sezione Centrale di Controllo sulla Gestione delle Amministrazioni dello Stato

Con la deliberazione n. 4/2021/G la Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti ha approvato la Relazione sulla “spesa fiscale” con particolare riferimento al credito di imposta di Ricerca e sviluppo.

L’indagine riguarda “l’analisi dell’evoluzione normativa e la valutazione dei profili gestionali (copertura ed efficacia della misura, rapporti tra spesa diretta e tax expenditures in R&S, controlli) del credito d’imposta per investimenti in ricerca e sviluppo di cui all'art. 3 del D.L. n. 145 del 2013 e s.m.i. negli anni dal 2015 al 2019”.

Dall’esame dell’evoluzione normativa e dei dati gestionali emerge che l’eliminazione del limite legale della spesa erogabile, previsto originariamente dal d.l. 145 del 2013, ma in realtà mai attuato e poi modificato a partire dal 2015, ha comportato l’aumento delle difficoltà di governo dell’evoluzione della spesa fiscale e che mancano idonei strumenti di controllo dell’evoluzione della spesa, i cui effetti sono stati accentuati dalla progressiva estensione soggettiva ed oggettiva dell'intervento. Tra il gennaio 2015 e il dicembre 2018 sono stati, infatti, rimossi limiti dimensionali del fatturato dei soggetti economici ammessi al credito d’imposta richiedendo, a tal proposito, unicamente una spesa annua per attività di ricerca pari almeno a euro 30.000 (requisito invariato nel tempo) e, progressivamente, aumentati i parametri percentuali delle spese ammissibili (dal 25% al 50%) e gli importi massimi annuali per ciascun beneficiario (passati da 2,5 milioni a 5 milioni e quindi a 20 milioni fino al 31.12.2018). Si è, poi, privata l'amministrazione di uno dei parametri di verifica dell'efficacia della misura, espungendo dalle spese ammissibili quelle per i brevetti.

Alcune di tali criticità, probabilmente, erano ben presenti al legislatore, che infatti ha anticipato al 2019 la cessazione del periodo di operatività del credito di imposta per investimenti in R&S introducendo, con la Legge di Bilancio 2020, modifiche che puntano a limitare la fruizione del credito agli investimenti in ricerca e sviluppo più efficienti sotto il profilo del contributo all’innovazione e a consentire controlli più stringenti sulla legittimità della fruizione del credito.

Nonostante l’emergenza epidemiologica da COVID – 19 abbia portato alla consapevolezza della assoluta necessità di una seria politica di investimenti in ricerca scientifica e tecnologia, i dati economici indicano che l’emergenza coronavirus ha avuto un impatto restrittivo sulla spesa prevista dalle imprese in Ricerca & Sviluppo, per la quale è atteso un calo di quasi il 5% nel 2020 (-4,7% rispetto al 2019, - 2,9% rispetto al 2018), mentre si registra una crescita del 3% di quella delle istituzioni pubbliche, rimanendo comunque stabile quella delle private non profit.

In conclusione, la Corte giudica positiva l’attenzione del legislatore per il sostegno e la promozione della ricerca, come dimostrano le misure introdotte dalla legge di Bilancio per il 2020 (la n. 160/2019) che, nel chiudere l’esperienza del precedente istituto ne ha rinnovato la disciplina prevedendo il credito d’imposta per investimenti in ricerca e sviluppo, in transizione ecologica, in innovazione tecnologica 4.0 e altre attività innovative.

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