Il “Fondo salva opere”, istituito nel 2019 per il rapido completamento delle opere pubbliche e la tutela dei lavoratori coinvolti, è in parte alimentato, per un adeguato funzionamento, da un contributo che le amministrazioni aggiudicatrici di gare di appalto, o il contraente generale, versano nel bilancio dello Stato, per poi confluire nel bilancio del Ministero delle infrastrutture e delle mobilità sostenibili.
Il Ministero - ha rilevato la Corte - non ha tuttavia proceduto, per gli anni 2019-2022, alla riassegnazione delle somme, sui pertinenti capitoli di spesa, per l’alimentazione del fondo stesso.
Per quanto è emerso dall’analisi, di cui alla Delibera n. 13/2022/G, che la Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti ha condotto sul Fondo salva opere, i magistrati contabili hanno richiamato il Mims a porre in essere, d’intesa con il Ministero dell’economia, ogni azione volta a sensibilizzare le amministrazioni interessate sull’obbligo di versamento del contributo e a verificare la sua effettiva corresponsione da parte dei soggetti che vi sono tenuti. Questo, sia al fine di evitare che i crediti vadano in prescrizione, sia per richiedere la riassegnazione delle risorse sui pertinenti capitoli di spesa.
Corte dei conti
Ufficio Stampa