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09/04/2024 Roma
Sezione delle Autonomie

Gli effetti negativi della pandemia sull’erogazione dei servizi sanitari si protraggono anche nel biennio 2022-2023 e appaiono ancora ben lontani dall’essere recuperati, come dimostrano i dati Agenas sul rispetto dei tempi di attesa e sui volumi delle prestazioni erogate che, in molte regioni, non avevano ancora recuperato nel 2022 i livelli di attività del 2019. La spesa privata al di fuori del Servizio sanitario nazionale risulta elevata e in crescita nel 2022 sul 2021, oltreché molto superiore agli altri paesi UE.

È quanto afferma la Corte dei conti nella Relazione, approvata con deliberazione n. 4/SEZAUT/2024/FRG, che la Sezione delle autonomie ha presentato al Parlamento sulla gestione finanziaria 2022-2023 dei Servizi Sanitari Regionali. Dopo l’impennata causata dall’emergenza sanitaria del 2020, che ha determinato un’elevata crescita della spesa (6,1%) rispetto ai valori ante emergenza (poco più dell’1%), la crescita si ridimensiona e la spesa si riduce in rapporto al Pil. Nel triennio 2022- 2024 è stimata una riduzione dal 6,7 al 6,4%, attestandosi quindi sul valore del 2019. Nel confronto internazionale, la spesa sanitaria pubblica italiana (circa 131 miliardi nel 2022) è cresciuta nel periodo 2016-2022 meno della variazione del Pil in volume. L’inverso è avvenuto invece in Francia, Germania e Regno Unito.

Permangono diffuse disuguaglianze territoriali che penalizzano prevalentemente le regioni del Mezzogiorno, come evidenziano sia i risultati degli indicatori per il monitoraggio dei LEA relativi al 2021, sia le condizioni di salute misurate dagli indicatori di Benessere Equo e Solidale (BES 2023): la speranza di vita senza limitazioni nelle attività a 65 anni, pari a 10 anni a livello nazionale, scende a 8,3 nel Mezzogiorno e a 7,8 nelle Isole, mentre nel Nord sale a 11 anni.
I divari nei servizi sanitari alimentano anche un’elevata mobilità sanitaria interregionale verso le Regioni che registrano le migliori performance nella valutazione dei LEA, di cui, nel biennio 2022/2023, ha beneficiato soprattutto l’Emilia-Romagna.

I risultati di gestione dei Servizi sanitari regionali, valutati dal Tavolo per la verifica degli adempimenti regionali, evidenziano, al IV trimestre 2022, un risultato d’esercizio in disavanzo per 1,4 miliardi di euro, in peggioramento quindi rispetto a quello accertato per il 2021 (1,1 mld).
L’indebitamento verso fornitori registra un aumento del 24% sul 2019, attestandosi intorno ai 17,5 mld nel 2021, nonostante l’impatto positivo della fatturazione elettronica obbligatoria che, per i debiti più recenti, ha prodotto un miglioramento generalizzato nel rispetto dei tempi medi di pagamento. Contribuisce ad elevare il debito la quota risalente di debito non scaduto, per il quale sono stati previsti termini di dilazione più ampi e permangono criticità per i tempi di pagamento degli Enti della Calabria. Destano attenzione anche i risultati emersi per gli Enti del Molise e della Sardegna, anche se in miglioramento sugli anni precedenti.

Sul versante risorse umane, la dotazione di personale 2022 degli enti sanitari (697.000 unità) ha superato, dopo un decennio di costante riduzione, le 690.000 unità riferite al 2008. La spesa per i redditi del personale riferita allo stesso 2008 è stata superata, in termini nominali, solo a partire dal 2021. Permangono cruciali carenze nella dotazione organica in alcune aree sensibili del SSN, come i servizi di emergenza e urgenza delle aziende ospedaliere; ciò ha provocato il ricorso a prestazioni di personale basate su contratti di lavoro autonomo o sull’esternalizzazione di servizi.

La spesa in investimenti fissi lordi per la sanità, in termini di competenza, ha avuto storicamente livelli modesti, con un picco di 5 miliardi nel 2008 (pari al 9,8% degli investimenti pubblici totali) fino a un minimo 2019 di 3,3. Con la pandemia del 2020 gli investimenti in sanità sono cresciuti di circa il 100% (più di 6,2 miliardi, pari al 14,6% di quelli totali pubblici), per stabilizzarsi nel 2021 e nel 2022 attorno alla soglia dei 5 miliardi (l’8,4% del totale nel 2022). Va tuttavia sottolineato un iniziale fenomeno di riequilibrio territoriale: rispetto al 2019, nel 2022 la crescita degli investimenti degli Enti del SSN nel Mezzogiorno, (+49,8%) è stata più dinamica di quella dell’intero comparto a livello nazionale (+35,9%) e l’incidenza della quota degli stessi sul totale nazionale è cresciuta di circa 3 punti, dal 26,6 al 29,3%.